«Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,1).
Quella gran luce brilla con Gesù che viene in mezzo a noi. In questo tempo che per molti è di travaglio, crisi, incertezza e sofferenza diffusa il Natale di Gesù ci apre alla speranza e alla fiducia. Ci ricorda che nella nostra quotidianità il Signore è presente, vicino, compartecipe delle nostre difficoltà. Tutti noi abbiamo il compito di far fiorire la terra arida ed è proprio nei momenti di prova che possiamo renderci conto della forza che ci viene dallo Spirito e dalla presenza del Figlio di Dio che s’incarna, si fa piccolo e fragile come un bimbo, uomo tra gli uomini, debole con i deboli.
Nel rigore della notte e nella povertà di una grotta si fa prossimo – oltremodo oggi – a quanti sono senza lavoro, a quanti vivono difficoltà di relazione, agli imprenditori costretti a chiudere le proprie aziende, alle famiglie che non arrivano a fine mese, alle mamme che nel grembo portano un bimbo e guardano al futuro con trepidazione… ai migranti che intraprendono angosciosi viaggi in cerca di una possibilità, a chi è ricco nelle cose ma povero e solo nel profondo del proprio cuore.
A tutti noi il Figlio che diventa uomo ci ricorda che non siamo soli, ci rinnova l’Evangelii gaudium, come ricorda papa Francesco nella sua esortazione: la buona notizia, la gioia del Vangelo ci porti speranza e fortifichi la nostra fragile fede. Il Bimbo che nasce ci doni la ricchezza dello Spirito, la gioia del cuore, la fiducia. Non siamo cristiani tristi, ma illuminati dalla buona notizia di un Dio che scende, che viene tra di noi, che con noi si sporca le mani. A Lui affidiamo quanti vivono la povertà, l’ingiustizia, la disuguaglianza, le conseguenze umane e sociali di una crisi che dilaga e invade ogni relazione; a Lui affidiamo quanti sono chiamati a essere responsabili della cosa pubblica, di quel bene comune che è fondamento di equità e giustizia; in Lui e nella sua presenza che salva confidiamo. E come Maria serbiamo tutte queste cose e meditiamole nel nostro cuore.
In questo tempo di festa, si accendano le luminarie del cuore, il dono diventi accoglienza dell’altro e non banale, superflua consuetudine, le porte delle nostre case si aprano a chi non ha una mensa dove condividere il pane e quelle del nostro cuore risanino rapporti umani impoveriti e inariditi.
In questo Natale vi assicuro un ricordo particolare nella preghiera davanti a Gesù Bambino perché la sua luce, il suo amore e la sua forza infondano pace nel cuore e rinnovato vigore spirituale, fiducia e speranza.
Quella gran luce brilla con Gesù che viene in mezzo a noi. In questo tempo che per molti è di travaglio, crisi, incertezza e sofferenza diffusa il Natale di Gesù ci apre alla speranza e alla fiducia. Ci ricorda che nella nostra quotidianità il Signore è presente, vicino, compartecipe delle nostre difficoltà. Tutti noi abbiamo il compito di far fiorire la terra arida ed è proprio nei momenti di prova che possiamo renderci conto della forza che ci viene dallo Spirito e dalla presenza del Figlio di Dio che s’incarna, si fa piccolo e fragile come un bimbo, uomo tra gli uomini, debole con i deboli.
Nel rigore della notte e nella povertà di una grotta si fa prossimo – oltremodo oggi – a quanti sono senza lavoro, a quanti vivono difficoltà di relazione, agli imprenditori costretti a chiudere le proprie aziende, alle famiglie che non arrivano a fine mese, alle mamme che nel grembo portano un bimbo e guardano al futuro con trepidazione… ai migranti che intraprendono angosciosi viaggi in cerca di una possibilità, a chi è ricco nelle cose ma povero e solo nel profondo del proprio cuore.
A tutti noi il Figlio che diventa uomo ci ricorda che non siamo soli, ci rinnova l’Evangelii gaudium, come ricorda papa Francesco nella sua esortazione: la buona notizia, la gioia del Vangelo ci porti speranza e fortifichi la nostra fragile fede. Il Bimbo che nasce ci doni la ricchezza dello Spirito, la gioia del cuore, la fiducia. Non siamo cristiani tristi, ma illuminati dalla buona notizia di un Dio che scende, che viene tra di noi, che con noi si sporca le mani. A Lui affidiamo quanti vivono la povertà, l’ingiustizia, la disuguaglianza, le conseguenze umane e sociali di una crisi che dilaga e invade ogni relazione; a Lui affidiamo quanti sono chiamati a essere responsabili della cosa pubblica, di quel bene comune che è fondamento di equità e giustizia; in Lui e nella sua presenza che salva confidiamo. E come Maria serbiamo tutte queste cose e meditiamole nel nostro cuore.
In questo tempo di festa, si accendano le luminarie del cuore, il dono diventi accoglienza dell’altro e non banale, superflua consuetudine, le porte delle nostre case si aprano a chi non ha una mensa dove condividere il pane e quelle del nostro cuore risanino rapporti umani impoveriti e inariditi.
In questo Natale vi assicuro un ricordo particolare nella preghiera davanti a Gesù Bambino perché la sua luce, il suo amore e la sua forza infondano pace nel cuore e rinnovato vigore spirituale, fiducia e speranza.
Buon Natale
+ Antonio, vescovo